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Suggerimenti per la degustazione

Temperatura

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Il sake giapponese è tra le poche bevande alcoliche al mondo ad essere spesso servite calde. Il ginjo-shu e il daiginjo-shu vengono invece serviti freddi - e sono più buoni - per ottenere l'ottimale bilanciamento tra sapore e aroma, mentre altre varietà, appunto, risultano più buone quando servite calde o appena tiepide. Riscaldate alla loro temperatura ideale, infatti, si accompagnano bene con i cibi e risultano anche più leggeri. È sorprendente la diversità di sapore dello stesso sake quanto gustato caldo o freddo.
Più il sake è buono e più è sensibile alla temperatura, tanto che in Giappone esiste tutta una nomenclatura per descriverne proprio il comportamento alle varie temperature.

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La miglior temperatura per servire un particolare sake è normalmente indicata sull'etichetta.
Particolarmente piacevole del sake caldo è quella lieve e persistente euforia che si sviluppa più velocemente rispetto al sake freddo. Quando consumato con moderazione ciò significa che lo si può apprezzare appieno.
Parimenti, alcuni tipi di sake sono più buoni se consumati freddi. Il ginjo-shu, molto aromatico, è ideale gustato freddo o al massimo a poco meno della temperatura corporea, cioè né caldo né freddo, a circa 30°C, per evitare di sconvolgere, riscaldandolo, il delicato bilanciamento tra aroma e sapore. Anche il gen-shu e il namazake sono normalmente più apprezzabili freddi, mentre il junmai-shu va bene sia a temperatura ambiente sia leggermente riscaldato, ma anche bello freddo.
In ogni caso, che sia servito a temperatura ambiente, tiepido, caldo, freddo o freddissimo, il sake giapponese si presta per essere gustato in una miriade di modi. Bisogna provarlo per scoprire il tipo più adatto a sé!